IL CONTRABBASSO

Origini storia progettazione costruzione

Come in tutte le storie che si rispettino le origini del contrabbasso non sono chiare, o meglio, esistono in merito varie teorie. A questa uggiosa consuetudine si rifanno tutti gli strumenti musicali che vedono le loro origini perdersi nel passato più o meno recente. In effetti tutte le pubblicazioni di qualsiasi oggetto protagonista della nostra storia musicale riportano sempre studi, tutti degni di nota, che danno indicazioni assai diverse circa gli inventori o le nazioni se non le scuole che si arrogano l’onore dell’invenzione. Il contrabbasso appare intorno a XVI° secolo come completamento dei registri bassi della famiglia degli archi in contrapposizione col violino che ne rappresenta l’elemento più acuto. In realtà esisterebbe anche un altro strumento più grande, l’ottobasso, ma preferiamo tenere quest’ultimo fuori dalle trattazioni per il semplice motivo che al massimo ne saranno stati costruiti tre o quattro negli ultimi cinquecento anni. L’origine sembra derivare dalla viola almeno per quanto riguarda la forma ed i particolari costruttivi, pur con le modifiche apportate al fine di renderlo facilmente suonabile e più maneggevole. Esistevano però in passato strumenti con forme molto diverse dall’attuale che bene o male ricoprivano nell’orchestra lo stesso ruolo. Dire però viola non chiarisce del tutto il problema in quanto le viole si sono presentate sulla ribalte della storia con forme, accordature e usi differenziati nel tempo e nello spazio. In ogni caso sia a tre o quattro e poi a cinque corde, il contrabbasso si è lentamente affermato in campo musicale in maniera sempre maggiore tanto che oggi oltre al repertorio classico si presta assai bene all’uso nel jazz, nel blues e nella musica contemporanea. Sembra che il più grande costruttore di contrabbassi sia stato Gasparo da Salò e poi di seguito la scuola bresciana, ma seppure i cremonesi ne abbiano costruiti parecchi penso di poter dire che per questo strumento tutta l’Italia sia apprezzabile nella sua costruzione, anzi vedendo le collezioni più importanti mi sbilancio nel dire che le scuole regionali della penisola sono spesso qualitativamente superiori a quelle storiche.

La progettazione

Ideare e progettare un contrabbasso non è cosa da poco, nemmeno per un liutaio navigato, e questo per tutta una serie di motivi primo fra tutti le potenze in gioco. Tenendo conto che con le attuali corde metalliche sul minuscolo ponticello di un violino si scaricano oltre otto chilogrammi di peso continuo, facendo le debite proporzioni ci accorgiamo che sul piano di un contrabbasso il peso supera i cento chilogrammi. Se ci fermiamo un attimo a ponderare l’enormità di questo peso e pensiamo anche alla trazione spaventosa delle corde sul manico e sul puntale inferiore ci riesce difficile credere che lo spessore della tavola si aggiri intorno ai 6/7 millimetri di abete e lo stesso dicasi per il fondo in legno massello. Tutte queste considerazioni unite al fatto che qualsiasi strumento ad arco per vibrare e quindi suonare deve essere il più possibile leggero, danno l’idea della difficoltà della costruzione di un contrabbasso. Oggi assistiamo alla invasione di strumenti provenienti dall’estero con la cassa costruita in acero di monte. L’acero è un legno ottimo per la costruzione di strumenti musicali ed è anche il più resistente, ma se osserviamo il maggior numero possibile di contrabbassi del passato avremo il modo di osservare che solo una minima parte di essi sono costruiti in acero, la maggior parte è in pioppo, salice, pero, cipresso ecc. Se teniamo poi conto del fatto che essendo il pioppo ed il salice legni dolci e quindi più morbidi, deduciamo che un gran numero di strumenti col tempo si sono perduti per usura e quindi constateremo che in realtà l’uso dell’acero per la costruzione del contrabbasso era cosa assai rara. Perché? Una prima risposta a braccio potrebbe essere quella che essendo l’acero più costoso veniva preferito un legno più economico viste le dimensioni dello strumento. In realtà nel passato non c’erano problemi di approvvigionamento di tavole di grandi dimensioni come oggi che è divenuto raro anche un fondo in un sol pezzo per un violoncello. Il fatto poi che l’acero fosse più costoso deve essere ridimensionato in quanto un acquirente che avesse voluto comprare un contrabbasso non avrebbe certo lesinato sul legno se questo fosse stato il migliore. Io penso invece che i liutai antichi che erano soliti usare il cervello nell’eseguire il lavoro avessero dedotto che le fibre di legni più morbidi fossero le più adatte a rendere meglio i suoni bassi. A questo semplice particolare bisogna aggiungere che un contrabbasso leggero è assai preferibile ad uno pesante oltre che per il suono anche per la maneggevolezza. Certamente gli spessori e le curvature create per sopportare le tensioni avrebbero dovuto essere progettate di conseguenza. Altri problemi di difficile soluzione sono rappresentati dalle misure. Guardando un certo numero di strumenti diversi ci possiamo rendere conto che esse sono diverse e non di poco fra loro. Una delle causa va cercata nel fatto che essendo il contrabbasso uno strumento grande la sua misura deve per forza variare per poter essere suonato da persone di diversa corporatura. Un altro problema scaturisce dal fatto che non essendo le singole parti agevolmente raggiungibili dal musicista trovare una quinta con difficoltà lo rende alla fine difficilmente suonabile. Al pari della viola il contrabbasso si presenta in infinite forme e misure sia di diapason che di cassa e di manico. Mi piace anche ricordare che una eccessiva tensione delle corde se è fastidiosa per un violinista diventa per il contrabbassista una vera tortura tanto da non permettere di eseguire che poche note. Queste ed altre problematiche devono essere affrontate nella progettazione di un contrabbasso. Fondamentale è la cura da mettere nelle incollature e nel loro rinforzo tenendo conto del fatto che le vibrazioni a cui si va incontro suonando sono così potenti che tendono a demolire la struttura nel suo insieme. In commercio esistono infine pochissimi progetti in scale accettabili di contrabbassi e quelle esistenti sono spesso assai approssimativi, tanto da convincere il liutaio a procedere senza indugio ad eseguire un suo personale progetto con relativa forma.

La via più facile

In commercio esiste tutto l’occorrente per la costruzione di un contrabbasso a partire dagli strumenti, dal legno e dagli accessori. Comprare tutto l’occorrente è un modo di procedere semplice seppur costoso ma non è professionale o meglio non si rifà alla filosofia di lavoro del liutaio tradizionale. Se andando al museo Stradivari si guardassero gli strumenti usati per costruire gli strumenti si rimarrebbe basiti dal numero esiguo e soprattutto dalla loro semplicità rispetto al super accessoriato moderno laboratorio di liuteria. Altro aspetto degno di nota nell’antico oggi ormai scomparso, è l’utilizzo di giunte e rattoppi, operazioni eseguite in fase di costruzione e non di restauro, modus operandi che fa rabbrividire il contemporaneo maestro ma che allora era la regola in quanto il legno non doveva essere sprecato. Solitamente sia il piano che il fondo risultano assemblati in più pezzi (a volte anche cinque) e catene di rinforzo trasversali fanno figura di sé in molti casi. Una caratteristica che di solito si riscontra nei contrabbassi antichi è il fondo generalmente piatto senza bombature. Il suono in quel caso risulta più potente, ma spesso un po’ meno ricco di armonici anche se a tutt’oggi gli strumenti antichi sono assai ricercati dal musicista convinto che il suono sia migliore. Questa convinzione è consolidata per ogni strumento di liuteria, personalmente io non sono pienamente convinto di ciò anche se questo aspetto merita un certo approfondimento. Ho ascoltato violini di grandi maestri e devo dire che non tutti mi hanno convinto. Se da una parte è vero che lo strumento ben costruito migliora in maniera evidente col passare del tempo, dall’altra è anche vero che la sua vita seppur lunga non è eterna e dopo trecento anni si assiste ad un progressivo ineluttabile calo delle prestazioni. Spesso è più una convinzione preconcetta del musicista unita all’orgoglio del prestigio acquisito dal possesso ed al fascino emanato dallo strumento d’epoca a far sì che ci si convinca che questo suoni meglio di uno nuovo. Certamente uno strumento datato è già per così dire preparato al suono avendo già subito un rodaggio sia nella componentistica che nell’apertura delle fibre del legno, ma una volta raggiunto il massimo delle prestazioni inizierà un pur lentissimo ma inarrestabile decadimento. Uno strumento nuovo crescerà inevitabilmente col musicista, e gli darà le maggiori soddisfazioni.

La scelta dei legni

Abbiamo deciso di utilizzare legni toscani (pioppo nero) per la cassa ed (cipresso) per il manico nel pieno rispetto del tradizionale metodo di lavoro, solo per il piano ci siamo affidati ad un abete rosso maschio della val di Fiemme anche se abbiamo potuto vedere per esperienza usare i legni più impensabili, anche in più pezzi e con le fibre disposte a casaccio. Un discorso a parte merita la tastiera. Tutti i musicisti insistono (sig!) a chiedere la tastiera in ebano, qualcuno che aveva ricevuto, acquistando uno strumento, una solenne fregatura mi ha addirittura detto: Sì non suona, ma ha la tastiera in ebano! L’unico pregio che ha una tastiera in siffatto legno è che resiste più delle altre all’usura delle corde, per il resto è peggio di ogni altro tipo di essenza. E’ più pesante, è più costosa, difficilmente esiste oggi una qualità elevata di ebano e chi più ne ha più ne metta. Il Sacconi nel suo libro i Segreti di Stradivari sottolinea il fatto che tutte le tastiere del sommo maestro erano in abete laminato d’ebano o di un legno duro (pero, olmo), questo per evitare la sordina e non appesantire lo strumento. Ebbene, sono stati prese come oro colato tutte le dicerie più astruse sui segreti del più grande liutaio del mondo, tranne quella sulla tastiera! Perché? Ritengo che una tastiera in ciliegio o in cipresso se non in pero noce o qualsiasi altro legno autoctono siano tutte superiori e qualitativamente ed esteticamente a quella in ebano. Il fatto che il legno meno duro si consumi prima è una constatazione che vale quanto la scoperta della polvere sull’armadio, è cioè ovvia, anche le gomme dure per i mezzi di trasporto sono più durature, peccato che però rendano la tenuta di strada assai meno sicura di quelle a mescola morbida. La tastiera la montatura ed il ponticello sono per il contrabbasso come le gomme per un automezzo devono essere sostituite ogni qual volta si renda necessario, ma devono rendere al massimo, essendo naturale che più una cosa ha una resa elevata più tende ad usurarsi. Tenendo conto del fatto che nel periodo classico le corde erano in minugia e quindi consumavano poco la tastiera, fatte le debite proporzioni di deduce che i legni italiani prima citati sono più che bastanti come durezza e di gran lunga più belli e in tono con lo strumento. Se poi si preferisce guardare alla tastiera più che allo strumento allora si faccia pure, de gustibus non dispuntandum est. Si può ovviare entro certi limiti diminuendo lo spessore della tastiera in ebano, ma sempre dozzinale rimane l’aspetto dello strumento. Il primo risultato del nostro lavoro è stato lo strumento che si vede nella foto. Sollecitato dall’arco emette un suono di elevata qualità ricco di armoniche e di potenza adeguata. Questo contrabbasso non è in vendita ma ce ne sono in cantiere altri due, uno simile ed un altro di taglia piccola (1/8) che saranno pronti a breve. E’ comunque disponibile a qualsiasi prova.

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